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Ragazzo a ore: parte prima.
Premessa.
Il racconto originale di questa storia, che non ha niente di umoristico, si sarebbe dovuto articolare su tre o quattro parti e avrebbe dovuto raccontare il periodo più tetro, buio e basso della mia vita. Sono fatti, quelli raccontati di seguito, che mi hanno segnato profondamente, che mi hanno mutilato una parte dell’anima e che ancora oggi mi fanno svegliare in preda agli incubi, nel cuore della notte.
Specialmente nei periodi di stress, infatti, rivivo nel sogno un episodio che mi ha terrorizzato e che cercherò di raccontare a voi, così come lo ho vissuto e come lo ricordo. Già, perchè devo ammettere di avere un ricordo alquanto nebbioso e sfumato della violenza che ho subito da parte di due individui senza scrupoli; il mio cervello in quel momento si è come “scollegato” dal resto del corpo, forse per attutire il trauma che ne sarebbe poi derivato.
Sto tentando, quindi, di concludere in maniera comprensibile e accettabile il racconto (che ho ridotto a sole due parti per i motivi che in seguito vi spiegherò), ma purtroppo quando cerco di descrivere le botte e le percosse che ho subito, incomincio a tremare, a sudare freddo e non riesco più ad andare avanti.
Se sono uscito intero da quel periodo lo devo unicamente a Giulio ed al suo amore sincero per me che più volte mi ha dimostrato.
I – Tre è meglio di due!
Giulio si stava dando un sacco da fare per organizzare una nuova orgia a tre e io, come al solito, sarei stato al centro delle attenzioni dei miei amici.
Christoff, purtroppo, in quel periodo non era in città, poiché era ritornato dai suoi in Francia, per un periodo di vacanza dal lavoro che svolgeva in falegnameria. Ero molto affezionato a quel ragazzo che era quasi mio coetaneo; la sua timidezza e la sua genuinità mi erano sempre piaciute, e avevo apprezzato la dolcezza che lui dimostrava nei miei confronti, tutte le volte che lo coinvolgevamo in una serata di sesso a tre.
Anche se Christoff era fondamentalmente timido, una volta scaldato a dovere e “messo in moto”, era difficile da fermare; ci dava dentro che era un piacere, alternandosi con Giulio nel donarmi piacere e delizia. I loro cazzi duri si scambiavano di posto nel mio culo e nella mia bocca, portandomi a sfiorare le più alte vette del piacere.
Venendo a mancare (temporaneamente), lui, Giulio decise di provare a coinvolgere un suo nuovo amico nei nostri giochi erotici.
Claudio era un uomo dal fare molto fine, di circa trentacinque anni di età, con un bel fisico atletico e molto, molto disinibito. Giulio lo aveva conosciuto in veste di cliente, poiché aveva montato una cucina su misura nel suo appartamento, e tra una chiacchiera e l’altra, lui gli aveva confidato di essere gay e di praticare la professione di “escort” di lusso per soli uomini.
La cosa lo aveva intrigato parecchio, così anche lui gli confidò di avere una relazione omosessuale con il sottoscritto, anche se entrambi continuavamo ad avere rapporti regolari anche con l’altro sesso, e che gli sarebbe piaciuto molto organizzare una serata di divertimento che ci avesse coinvolto tutti.
Ovviamente Giulio ne parlò anche con me, visto che ero il soggetto maggiormente coinvolto nella questione. Fui subito d’accordo: il pensiero di darmi in pasto a loro, come al solito, mi eccitava e stuzzicava tutte le mie fantasie erotiche.
Arrivò finalmente la sera tanto attesa. Claudio venne a cena a casa nostra e così, tra una portata e l’altra, ebbi modo di approfondire la sua conoscenza.
Il nostro ospite si presentava molto bene: ben vestito, di cultura elevata e, sopratutto, con una notevole disponibilità di denaro, frutto della sua singolare professione che praticava oramai da molti anni e senza appoggiarsi a nessun pappone o protettore.
Rimasi favorevolmente colpito dal nostro amico e cominciai a porgli domande sempre più approfondite su come gestiva il suo lavoro, su come fossero i suoi clienti, sul guadagno che se ne poteva trarre e, sopratutto, se effettivamente fosse soddisfacente o meno per lui. Mi fece capire chiaramente di essere innamorato del proprio mestiere e di considerarlo come una vera e propria ragione di vita.
Personalmente io più volte avevo fantasticato sulla possibilità di prostituirmi; il solo pensiero di un cliente che, dopo aver consumato, si riabbottona i pantaloni e mette i soldi sul comodino, mi eccitava e mi faceva diventare duro l’attrezzo.
Dopo queste amabili chiacchiere e dopo aver mangiato, mi trasformai nel dessert del dopocena, così ci dirigemmo nella camera da letto di Giulio e ci spogliammo.
Claudio era davvero ben dotato dal punto di vista sessuale, era abbronzato di lampada e aveva un fisico praticamente perfetto, scolpito da ore e ore di palestra. Alla vista di lui nudo, mi sentii sprofondare: ero magro, senza una muscolatura ben definita e con una carnagione molto chiara, insomma, al suo confronto ero veramente un cesso.
Divenni rosso per l’imbarazzo. “Sei deluso?”, gli chiesi.
“No!”, mi rispose, “Perché dovrei? Sapessi quante persone diverse mi sono trovato davanti, così come sei tu: alte, basse, magre, grasse, pulite, sporche, belle o brutte; tranne per qualche eccezione non ho mai rifiutato nessuno”.
Rincuorato da quelle parole, ripresi fiducia in me stesso e mi misi nel lettone.
Fu una sera di sesso memorabile, con Giulio e Claudio che, dopo essersi fatti entrambi spompinare per bene, si alternarono nell’incularmi con forza a quattro zampe e nel farsi vicendevolmente succhiare il cazzo da me. Dopo quella montata, li cavalcai entrambi a turno a smorzacandela, lavorandomi oralmente nel contempo l’altro partner.
Alla fine, dopo essermi masturbato davanti a loro ed essere venuto, Claudio si mise sopra di me e mi scopò in bocca con una piacevole rudezza: mi sentivo soffocare da quell’enorme pistone di carne che entrava e usciva dalle mie labbra. Lui si teneva alla testiera del letto e ci dava dentro come un matto, spingendo a più non posso, poi alla fine mi riversò in gola una enorme quantità del suo sperma caldo.
Dopo aver mandato giù tutto quel po’ po’ di sborra, passai a ripulire il suo cazzo con la lingua; lo sentivo mugolare soddisfatto e la cosa mi rendeva orgoglioso di me stesso e delle mie capacità.
Infine fu il turno del padrone di casa, che mi rese estremamente felice, coprendo la mia faccia con il suo seme caldo e cremoso.
Ero soddisfatto, sazio di sperma e raggiante per aver fatto godere entrambi, ma sopratutto per essere riuscito a misurarmi con successo con un “professionista” del sesso a pagamento come Claudio.
Ci sistemammo comodi tutti e tre sul lettone e incominciammo a parlare del più e del meno e a scambiarci opinioni sulla serata, poi, dopo un po’, notai che Giulio non riusciva più a tenere gli occhi aperti dalla stanchezza.
“Ragazzi”, disse, “Io non riesco a stare sveglio ancora oltre, quindi vi saluto. Continuate pure a chiacchierare senza problemi”.
Poi si rivolse a me e disse: “Senti, ti dispiace se stanotte dormo nel tuo letto? Così voi due potete fare quello che vi pare…”.
“Certo, vai pure”, gli risposi.
Giulio si chiuse nella mia camera e dopo qualche minuto lo sentimmo russare sonoramente. Era veramente esausto.
Io continuai a parlare a lungo con Claudio, chiedendogli ancora più dettagli del suo lavoro.
“Secondo me, tu hai la stoffa per fare questo lavoro”, mi disse lui. “Perché non vieni domani a casa mia, così ne parliamo meglio”.
La mattina dopo, al mio risveglio, trovai lettone vuoto e in casa non c’era più nessuno. Giulio si era alzato presto per andare a lavorare e Claudio, presumibilmente, era andato via già da un po’.
Feci per guardare l’ora sul display della radiosveglia, e vidi sul comodino a fianco a me, un bigliettino di carta con su scritto l’indirizzo e il numero di telefono di Claudio.
“Magari oggi pomeriggio faccio un salto da lui”, pensai tra me, con l’intenzione di saperne ancora di più su come lui gestiva la sua singolare professione. Dopo pranzo telefonai al numero che lui mi aveva lasciato; mi rispose e mi misi d’accordo sull’orario della visita.
L’autobus mi lasciò praticamente sotto casa sua; abitava in Via Principe di Savoia, un luogo dove gli affitti erano carissimi e dove risiedevano i così detti “pezzi grossi” della politica, dell’imprenditoria e della ricca borghesia cittadina.
Entrai e chiesi al portiere del palazzo il permesso di poter accedere all’appartamento di Claudio. Dopo una breve telefonata tra i due ebbi li permesso di poter salire fino al suo piano.
II – Lezione di vita.
Lui mi aprì in vestaglia da camera. “Prego, accomodati qui e spogliati; io arrivo subito”, disse, facendomi entrare nella sua bellissima camera da letto.
Pensai di aver capito subito dove voleva arrivare: la sera di ieri, evidentemente, non gli era bastata e voleva sollazzarsi con il mio corpo anche oggi e da solo. Dopo qualche minuto arrivò anche lui, si tolse la vestaglia e rimase completamente nudo di fronte a me.
Ci mettemmo tutti e due sul letto e io mi preparai a darci dentro per un po’.
“Voltati e porgimi i polsi”, mi disse Claudio prendendo una funicella.
“Perchè? che vuoi fare?”, gli chiesi incuriosito.
“Un gioco interessante. Vedrai che poi ti piacerà”. Così dicendo incominciò a legarmi in modo stretto i polsi dietro la schiena.
Solitamente, con Giulio e con Christoff, ero abituato ad abbandonarmi a degli ampi preliminari prima dell’amplesso, fatti di baci, tenerezze, carezze e parole dolci; lui, evidentemente, no! come mi voltai, mi diede subito un paio di sonori ceffoni e mi sputò in faccia.
Rimasi frastornato per un attimo, poi tentai di chiedergli cosa intendesse fare, ma lui non mi lasciò nemmeno il tempo di pronunciare mezza parola: mi spinse sul materasso, si mise sopra di me e mi ficcò il suo uccellone in bocca, spingendolo con forza sin nella gola. Mi sentivo soffocare e volevo togliermi da lì, ma ero bloccato dal suo peso, oltre che da quel dannato legaccio; poi – ad intervalli regolari – estraeva il suo cazzo, permettendomi così di respirare e di rigurgitare fuori un po’ di bava.
Provai inutilmente a sottrarmi a quella furia, chiudendo la bocca e girando la testa di lato, ma lui mi richiamò all’ordine con un ceffone dato dalla parte delle nocche.
“Gira quella cazzo di testa e apri la bocca, stronzo! se no ti gonfio di botte”.
Così mi girai di nuovo verso di lui e permisi al suo grosso cazzo di violare di nuovo le mie fauci, con più forza di prima.
Sentivo i conati di vomito e una terribile sensazione di soffocamento. “Dio mio, che ho combinato?”, pensai in preda al terrore, “Se continua così, questo energumeno mi ammazza!”.
“Ben ti sta coglione”, mi ripetevo, “Così impari a fidarti del primo che passa nel tuo letto”.
Lui intanto continuava a farsi i cazzi suoi come se niente fosse, fottendomi oralmente con foga, sputandomi tra i capelli e insultandomi pesantemente con frasi del tipo: “Allora sudicia troia, ti piace il mio cazzo? Ciuccia, ciuccia sgorbietto, che dopo ti piscio in faccia e ti rompo il culo, brutto frocio che non sei altro”.
Il tempo sembrava essersi dilatato a dismisura. Dopo un bel po’ di quella tortura, lui si fermò, tolse quel palo dalla mia bocca, permettendomi finalmente di respirare a pieni polmoni, dopodiché mi assestò altri due schiaffoni con la mano aperta e mi sputò addosso. Io piangevo e ripetevo “Perché mi fai questo? ma che ti ho fatto?”.
Lui non rispose. Mi mise il suo grosso attrezzo in piena erezione davanti agli occhi e mi sborrò, copiosamente e senza rispetto, sulla faccia.
Poi si portò di fianco e mi disse con calma: “Volevi sapere cosa si prova a prostituirsi? Ecco un assaggio di quel che ti può accedere con un cliente”.
Mi liberò i polsi e mi porse un asciugamano per ripulirmi il viso alla meglio. Poi mi accompagnò, ancora terrorizzato e singhiozzante, al bagno.
“Ora fatti una bella doccia calda, calmati e poi faremo una lunga chiacchierata insieme”, mi disse Claudio con voce ferma.
Smisi di piangere e di tremare, mi lavai e uscì dalla doccia coprendomi con un accappatoio che Claudio aveva appeso vicino a me.
“Scusa se ho utilizzato questo sistema così rude”, mi disse, “Ma se ti avessi raccontato a parole quello che un altro uomo ti può fare, non avresti capito”.
“A te è già successo?”, gli chiesi ingenuamente e con la voce che ancora mi tremava.
“Si, molte volte purtroppo; devi imparare a gestire la situazione, altrimenti corri il rischio di farti male sul serio o di rimetterci la pelle, come è accaduto a qualche mio amico”.
“Va bene”, gli feci di rimando, “Voglio andare avanti. Posso affrontare situazioni di questo tipo, voglio che tu mi consigli come e dove iniziare”.
“Bé, devo farti i miei complimenti; non tutti avrebbero resistito al trattamento che ti ho fatto prima. L’importante è che tu sia conscio dei rischi che corri”, mi avvertì Claudio, “Ora parliamo di affari e di come organizzare il tuo nuovo lavoro”.
Claudio mi diede un sacco di dritte su come vestirmi, sul modo migliore di adescare i clienti, sul compenso da chiedere ecc. Feci il grave errore di non raccontare niente a Giulio su quel che avevo intenzione di fare; non sapevo, infatti, come potesse reagire ad una notizia di questo genere.
Purtroppo quello che accadde dopo fu tutt’altro che piacevole e gratificante. Ma di questo vi parlerò nella seconda parte del racconto (se riuscirò a portarlo a termine).